Dopo le sanzioni

Criptovalute, gas e scambi finanziari: i nuovi equilibri Russia-Cina

Dopo le sanzioni, il Cremlino pensa anche ad incrementare le criptovalute e gli scambi finanziari con Pechino. Come cambieranno gli assetti mondiali

Criptovalute, gas e scambi finanziari: i nuovi equilibri Russia-Cina

È un dato di fatto: la Cina non ha preso le distanze dalla Russia dopo l’offensiva militare, né lo ha fatto in occasione della votazione per la risoluzione di condanna contro Mosca, approvata dall’assemblea generale dell’Onu il 2 marzo. Pechino, infatti, si è astenuta con altri 34 Paesi, tra i quali India e Iran.

Ma non solo: dopo il varo delle sanzioni statunitensi e di buona parte del mondo occidentale contro la Russia, proprio quest’ultima guarda alla Cina come nuovo alleato anche e soprattutto a livello economico. A partire da un importante accordo per la realizzazione di un gasdotto che unisca i due colossi asiatici.

 

L’accordo di Gazprom con la Cina

Il gigante dell’energia russo Gazprom ha siglato il più grande accordo di fornitura di gas naturale con la Cina per progettare il gasdotto Soyuz Vostok che, attraverso la Mongolia, arriverà proprio a Pechino. A riportare la notizia è Bloomberg. Il progetto prevede, se andrà in porto, di far arrivare fino a 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all'anno verso la Repubblica popolare cinese.

In questo modo Mosca potrà reindirizzare il gas verso la Cina invece che verso l’Europa, che ha deciso pesanti sanzioni per l’offensiva militare in Ucraina. "Oggi il contratto di progettazione è stato firmato: questo significa che il progetto è passato alla fase di attuazione pratica". Così l'amministratore delegato di Gazprom, Alexey Miller, commentando la sigla del contratto per la progettazione del gasdotto Soyuz Vostok.

 

Gli altri accordi con Pechino

Gazprom nel 2014 ha firmato un accordo di 30 anni e 400 miliardi di dollari per fornire direttamente fino a 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno alla Cina, ma finora questi scambi erano resi possibili solo attraverso il gasdotto Power of Siberia, attivo dalla fine del 2019. Ma mentre negli ultimi mesi i flussi di Gazprom verso l'Europa si sono ridotti, quelli verso Pechino sono rimasti regolarmente al di sopra dei volumi contrattuali giornalieri.

Come se non bastasse, fin da febbraio Mosca aveva raggiunto un altro accordo di gas, anche se di dimensioni più contenute, sempre con Pechino. In questo caso prevede la fornitura diretta per 25 anni di 10 miliardi di metri cubi all'anno dai giacimenti dell'Estremo Oriente.

La recente e ultima mossa, invece, consentirebbe anche ridurre la “dipendenza “di Gazprom (in termini di introiti) dal Vecchio Continente, che oggi rappresenta il più grande acquirente di gas russo.

 

Il piano finanziario di Mosca

Ma i piani del Cremlino non si fermano qui perché si pensa a come aggirare le sanzioni che limitano anche le possibilità di attingere ai mercati finanziari internazionali e a parte delle riserve russe in valuta estera, pari a 640 miliardi di dollari. Di fronte al crollo del rublo, inoltre, il Cremlino ha cercato alternative. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ap, che cita esperti americani, Putin tenterà di mitigare gli effetti delle sanzioni economiche facendo affidamento anche sulle riserve auree e sulla valuta cinese.

Alla fine 2020, infatti, il 45% degli asset russi risultava negli Usa, nel Regno Unito, in Francia, in Germania, mentre a giugno 2021 il 32% delle riserve di valuta estera della Banca centrale russa erano in euro, il 22% in oro, il 16% in dollari, il 13% in yuan e il 7% in sterline. Per questo si pensa a trasferire fondi in banche più piccole e sui conti di oligarchi non colpiti dalle sanzioni mirate, puntare sulle criptovalute e rafforzare gli scambi con la Cina.

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