Crisi energetica

Quel principio della solidarietà comune che divide ancora l’Ue

La Commissione per voce di Gentiloni e Breton fa sentire la sua voce. No ad iniziative unilaterali come quelle del governo di Berlino, sì all’Europa unita

Quel principio della solidarietà comune che divide ancora l’Ue

E’ il tema della solidarietà comune ad animare ancora una volta il dibattito interno alle istituzioni di Bruxelles. Come era accaduto nel periodo di pandemia - quando le divisioni si giocarono sostanzialmente sull’opzione debito comune sì debito comune no, ovvero sul coinvolgimento di tutti i Paesi (anche dei ricchi ‘frugali’)nel sostegno agli Stati più colpiti e fragili finanziariamente, oggi la storia si ripete. A fronte della crisi energetica che attanaglia il Vecchio Continente l’ideale in discussione è sempre lo stesso.

 

In un intervento pubblicato su diversi organi di informazione europei, da noi sul Corriere della Sera, il commissario all’Economia, l’italiano Paolo Gentiloni, e quello al Mercato interno, il francese Thierry Breton, criticano il piano da 200 miliardi lanciato dalla Germania per tutelare la propria economia dalla volata del prezzo del gas. Non è solo questione di “evitare di alterare la competizione sul mercato interno”, scrivono i due rappresentanti della principale istituzione dell’Unione. Il punto è che non si può avviare una gara alle sovvenzioni e mettere in discussione così i principi della solidarietà e dell’unità, che sono alla base del successo nel progetto europeo”. La mossa di Berlino, insomma, non è piaciuta sicuramente a Francia e Italia ma è adesso è la Commissione di Ursula von der Leyen a parlare per voce dei due commissari.   

 

Per Bruxelles “siamo di nuovo di fronte a un bivio a causa della crisi energetica e della crescente rabbia sociale dovuta all’inflazione da record e ai prezzi astronomici dell’energia astronomici”. E allora non può essere una soluzione agire unilateralmente. Anzi, per Gentiloni e Breton bisogna “rafforzare il principio di solidarietà dell’azione comune, nella volontà come nei fatti. Solo una risposta europea può proteggere la nostra industria e i cittadini”. La via d’uscita è “superare le falle causate dai diversi margini di manovra dei bilanci nazionali” per “pensare a strumenti mutualizzati a livello Ue”. Serve, dunque, “una riposta di bilancio europea”, l’unica che può permettere “sostenendo l’azione della Bce, di superare la crisi e calmare la volatilità dei mercati finanziari”. 

 

Già ieri, al termine dell’Eurogruppo che si è tenuto in Lussemburgo, i titolari di Economia e Mercato interno avevano avvertito sul pericolo di una frammentazione in seno all’Ue e messo in evidenza l’esigenza di un maggiore coordinamento tra i Ventisette. La discussione, in ogni caso, resta animata anche sulla scelta degli strumenti da utilizzare per frenare l’inflazione, figlia dell’oscillazione verso l’alto dei prezzi delle materie prime. Se da un lato la loro proposta prevede di “astenersi da tutte quelle politiche che potrebbero aumentare le pressioni inflazionistiche”, dall’altro sono convinti che per aiutare chi è in difficoltà un percorso da seguire ci sia. E porta dritto al Sure (Support to mitigate unemployment risks in emergency), varato come strumento emergenziale per attenuare i rischi della disoccupazione.

 

“Ispirarsi a quel meccanismo per aiutare i Paesi europei e gli ecosistemi industriali”, affermano, “potrebbe essere una delle soluzioni a breve termine, che apre la strada a un primo passo verso la fornitura di 'beni pubblici europei’ nei settori dell’energia e della sicurezza”. Il salto in avanti è possibile ma anche oggi per niente facile e scontato. 

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA