Operazione Pegasus

Giornalisti e politici spiati per anni: l’hackeraggio con i cellulari

Un’inchiesta del Washington Post punta il dito sul sistema Pegasus, un programma israeliano che avrebbe hackerato migliaia di persone. Giallo sull’Ungheria

Giornalisti e politici spiati per anni: l’hackeraggio con i cellulari

Al centro dell’operazione di spionaggio internazionale ci sarebbero ben 50mila utente telefoniche, appartenenti ad altrettanti proprietari: giornalisti, politici, manager e attivisti.


Tutti spiati per anni, attraverso i loro cellulari, grazie a una tecnologia israeliana chiamata Pegasus. A rivelarlo è un’inchiesta pubblicata dal Washington Post e condotta insieme ad altre 16 testate.

 

Chi è stato hackerato

Si tratterebbe di una vera e propria operazione di hackeraggio di utenze telefoniche, messa in atto dal sistema israeliano, e rivolte a personaggi che il Washington Post descrive come "noti per impegnarsi nella sorveglianza dei cittadini e noti anche per essere stati clienti dell'azienda israeliana NSO Group".

 

Il riferimento è a una società attiva nel settore della 'spyware industry', dunque la tecnologia di “sorveglianza” a livello industriale, tramite sofisticate tecnologie. In questo caso le utenze sarebbero associate a personaggi di 10 paesi al mondo: Azerbaijan, Bahrain, Ungheria, India, Kazakistan, Messico, Marocco. Ruanda, Emirati Arabi.

 

Al momento si cerca di capire quali siano i motivi dell’azione di spionaggio. Secondo Forbidden Stories, onlus con sede a Parigi, Amnesty International, sarebbero stati individuati 1.000 soggetti in oltre 50 paesi di 4 continenti, che avrebbero subito la violazione della privacy. Tra loro ci sarebbero oltre 600 tra politici e figure istituzionali di rilievo, compresi primi ministri e diplomatici, oltre ad almeno 65 manager, 85 attivisti per i diritti umani, 189 giornalisti di CNN, Associated Press, Voice of America, New York Times, Wall Street Journal, Bloomberg News, Le Mondee, Financial Times e Al Jazeera.

 

Ci sarebbero anche diversi membri della famiglia reale saudita, nell'elenco che comprende 37 soggetti legati a titolo diverso all'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

 

Cos'è Pegasus e come funziona

Il programma Pegasus è stato messo a punto con lo scopo di aggirare i sistemi di protezione dei dati degli iPhones e degli smartphone Android. Gli attacchi, infatti, non lascerebbero pressoché alcuna traccia dell’intrusione. Inoltre i normali procedimenti di sicurezza, come l’uso di password semplici e complesse, si rivelerebbero inefficaci.

 

Grazie a Pegasus gli hacker sono in grado di impossessarsi di foto, dati di geolocalizzazione, registrazioni, telefonate, password, registri di chiamata, post pubblicati sui social. Il programma può anche attivare telecamera e microfono dello smartphone.

 

Gli obiettivi di Pegasus

Secondo quanto scrive il Washington Post, lo scopo principale di Pegasus sarebbe stato quello di monitorare l’attività di soggetti pericolosi, come terroristi e criminali. Non è chiaro, però, come mai sarebbero stati spiati anche rappresentanti delle istituzioni ed esponenti di primo piano della politica e di diversi Governi.

 

La società israeliana NSO che ha sviluppato Pegasus per ora respinge le accuse, spiegando di non gestire il software, ceduto ai propri clienti, e di non avere “elementi" relativi alle specifiche attività di intelligence. "Detto chiaramente MSO Group è impegnato in una missione di salvataggio e continuerà a svolgerla nonostante tutti i continui tentativi di screditarne l'operato su basi false" si legge in una nota, nella quale si nega anche ogni collegamento con Khashoggi.

 

L’azienda spiega anche che "continuerà a indagare" sulla base di tutte "le segnalazioni credibili di abuso" di Pegasus e "adotterà le azioni appropriate sulla base dei risultati di tali indagini", compresa "la chiusura del sistema di clienti" che abbiano agito in modo illegale o scorretto.

 

Cosa c’entra Orban e l’Ungheria?

Secondo quanto pubblicato dal WP, anche in Ungheria sarebbe stato utilizzato Pegasus, ma il premier, Viktor Orban, respinge ogni coinvolgimento: "In Ungheria, gli organi statali autorizzati a utilizzare strumenti in incognito sono regolarmente monitorati da istituzioni governative e non governative" spiegano fonti del Governo, chiedendo: "Avete fatto le stesse domande ai governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito, della Germania o della Francia?".

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