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Nuovi e vecchi partiti

Nasce ‘Impegno Civico’, il partito fondato da Di Maio e Tabacci.

Il ministro riceve veti ma non li pone e aspetta. Appello all’unità dei riformisti: Calenda e Renzi guardano altrove. La partita ruota tutta attorno al Pd

Nasce ‘Impegno Civico’, il partito fondato da Di Maio e Tabacci.

L’appello di Luigi Di Maio nel giorno in cui nasce ufficialmente Impegno civico, il nuovo partito che ha fondato con Bruno Tabacci, presidente di Centro Democratico, è al fronte riformista. “Sia unito”, dice il ministro degli Esteri. “Il governo Draghi è stato fatto cadere da estremisti, da persone che hanno messo al centro Putin. Lasciamo a loro litigi, ironie e veti”. Per batterli “serve unità”. “Quando ci sono delle priorità”, dice, “si risponde con l’unità non con la divisione. Questo è l'unico modo per superare questa fase storica. La vittoria degli estremisti significa isolarci dall'Europa”. L’ex grillino, e tra i fondatori della prima ora del Movimento Cinque Stelle, rilancia un accordo nel nome di Mario Draghi e della sua agenda programmatica: al primo posto la proposta del premier al tetto del gas: “Tutti i partiti scrivano una lettera a Bruxelles a sostegno di Draghi. Le famiglie non possono aspettare il voto. È la mia prima proposta in campagna elettorale”.

 

Stamattina in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera lo stesso Tabacci aveva rilanciato l’idea di Draghi presidente del Consiglio nella nuova legislatura. “I duemila sindaci che hanno firmato un appello per il premier sono chiamati anche loro a una scelta e con loro tutti i cittadini”. Ma c’è dell’altro: “Il 25 settembre si gioca una partita di sola andata. Come il 2 giugno del 1946 la scelta era secca, Repubblica o monarchia, così è stavolta: europeismo e atlantismo da una parte, filoputinismo dall’altra”.

 

Il nuovo partito nasce, dunque, all’insegna di un proseguimento dell’esperienza Draghi e di un forte e convinto sostegno al Patto Atlantico sul piano internazionale. Ma le cose nel mondo riformista non sono affatto scontate. Al puzzle mancano ancora tessere di rilievo come Azione di Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo economico è riuscito a conquistarsi la scena nelle ultime 48 ore sul nodo che sta diventando come l’ultima puntata di una soap opera: correre insieme al Pd e da soli. Per la prima opzione preme Emma Bonino di +Europa che non vuole uno strappo con i dem. Ma Calenda insiste. “Con il Pd alleato di Fratoianni, Di Maio o Bonelli non possiamo essere alleati. Con una coalizione così ci facciamo ridere dietro. Ho chiesto cose precise, aspetto risposte da Letta”.

 

Al Nazareno si vive una fase attendista. L’idea del segretario Nazionale è che uniti riformisti e progressisti abbiano reali chances di vincere ma, se si dovesse correre da soli e con pochi partners, non sembra disposto a farne un dramma, convinto che la vera forza aggregante ce l’abbia il Partito democratico. Non è più un problema in questo momento nemmeno Matteo Renzi che pure ha accusato il colpo: dal Nazareno molta indifferenza nei suoi confronti. Uno dei suoi fedelissimi, Ettore Rosato, non a caso attacca il Pd e apre ad Azione: “Raccogliere i voti al centro e poi portarli in una coalizione di sinistra sarebbe ingannare gli elettori.

 

La scelta di correre al centro l'abbiamo maturata e fatta. Avere un compagno d'avventura come Calenda non può che farci piacere. Sui tempi, aspettiamo rispettosamente cosa voglia fare” ma “auspichiamo che scelga di non stare con la sinistra radicale”.

 

A scuotere maggiormente le anime piddine è proprio Calenda che, pur non avendo nessun precedente elettorale, sta riuscendo a porsi come ago della bilancia. Nel faccia a faccia atteso per oggi con Letta dovrebbe sciogliere le sue riserve in un senso o nell’altro. Intanto Di Maio, pur ricevendo veti, continua a non porne. Attendista anche lui e con le porte aperte.

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