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Il Covid non ci ha insegnato niente, Zara fa il boom di vendite online

Anche i server di H&M vanno in tilt per gli abiti di Simona Rocha. Troppe collezioni e produzioni, restano inascoltate le parole di Giorgio Armani

Il Covid non ci ha insegnato niente, Zara fa il boom di vendite online

Nelle stesse ore in cui la holding di Zara, Inditex, rendeva noto il boom di vendite online del 2020, una crescita del 77 per cento, il server di H&M è andato in tilt per le troppe richieste di capi della collezione a tiratura limitata della stilista irlandese Simone Rocha. E allora ci siamo dette che da anni buttiamo via carta, spazio sulle testate online (e noi di The Italian Times ospitiamo già da molti mesi queste riflessioni), fiato nelle lezioni in università e nei convegni, perché è ovvio che la gente non abbia alcuna intenzione di contribuire a togliere al settore dell'abbigliamento l'atroce primato di settore più inquinante del pianeta, dopo la lavorazione del petrolio (e talvolta anche in combinato disposto con lui). La verità è che non riusciamo a non comprare, e che il fast fashion ha cambiato per sempre i processi di attivazione del desiderio e dunque anche la vita di tutti noi.

 

E dire che per tutto l'anno trascorso ci eravamo detti che fosse tutta colpa nostra. Che il pianeta ci lanciava un altro segnale, un altro grido di aiuto, inviandoci una piaga che era certamente biblica. Il virus ci stava insegnando con durezza mortale che avevamo deturpato nostra Madre Terra con la nostra smania di consumo voluttuario, di pasti di carne bovina, di case iper-riscaldate e di viaggi aerei low cost. E giù copertine pensose e allarmanti dell'Economist, del Guardian, del New Yorker (abbiamo perso il conto di quante), e soprattutto di ogni magazine italiano, ché a noi la lagna riesce quasi meglio che a Harry e Meghan col principino a cui "la ditta" non ha voluto dare il titolo, salvo scoprire dopo l'intervista a Oprah Winfrey che non l'avrebbe avuto neanche fosse stato di carnagione gialla, rossa o a strisce, perché i figli dei cadetti non ottengono titoli reali per una legge emanata da Giorgio V nel 1917.

Ma torniamo al pianeta che, oltre a essere malato, malatissimo, sarà sempre più insozzato da mascherine usa e getta, difficilmente riciclabili, per non dire dei vestiti, e alle nostre lagne senza redenzione. La Ue ha stimato due mesi fa che l'industria della moda sia responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di carbonio, più dei voli internazionali e del trasporto marittimo, che ci fa tanto impressione perché è grosso e si vede, messi insieme. Ci dicono le stesse cose da oltre dieci anni, con dati sempre più allarmanti. Dunque? Dunque dovremmo aver capito di dover consumare di meno e riciclare il più possibile.

 

Giorgio Armani lanciò l'allarme esattamente un anno fa, invitando i colleghi a mettersi una mano sulla coscienza e a rallentare il ritmo della produzione. C'era davvero bisogno di mandare nei negozi otto, dieci collezioni all'anno e di sfilare ovunque a ritmo continuo? Era proprio indispensabile sollecitare il desiderio di acquisto e non, piuttosto, coltivare l'amore per il bello e per la qualità, che vuol dire appunto comprare di meno e di meglio, cioè acquisire nuovamente, dopo troppi anni di insensatezza consumistica, il gusto per l'acquisto durevole, per il capo che si avrà voglia di indossare per anni, per la borsa che si potrà affittare o rivendere recuperando buona parte dell'investimento, insomma agendo da imprenditori anche nel proprio guardaroba?

 

Discorrendo l'altro giorno con una delle collaboratrici più strette del signor Armani ci dicevamo che, per il momento, le sue belle parole, profonde e profetiche, sono state ampiamente disattese. Il "sistema" si autoalimenta, sulla doppia spinta da un lato dei mercati finanziari, interessati a soli fatturati e utili in crescita, e dall'altro dell'abitudine mondiale, ormai acquisita, di comprare moda a poco prezzo, indossarla una volta, buttarla chissà dove. Comunicando i propri dati (molti negozi fisici chiusi, profitti comunque crollati del 70 per cento), il ceo di Inditex Pablo Isla ha reso evidente anche un altro fenomeno, e cioè la progressiva scomparsa delle grandi superfici di vendita a favore dell'online, che vorrà dire più imballaggi, più carta, più inquinamento nella logistica.

 

Solo pochissimi retailer online come Ynap (a proposito, complimenti al fondatore Federico Marchetti che entra a far parte del cda di Gedi come consigliere indipendente) stanno investendo su consegne effettuate con energie rinnovabili. Tutti gli altri continuano con carta, cartone e sacchi di plastica doppi, e ovviamente non lo fanno solo per la moda, ma per tutti gli infiniti articoli che ogni giorno ordiniamo sui siti e che vogliamo veder arrivare intonsi, ben confezionati, come infiniti regali di compleanno, fosse pure lo spazzolone per il terrazzo. Non vediamo un futuro possibile per il pianeta a queste condizioni, a meno di non impegnarci in prima persona. Per ora non lo stiamo facendo, anzi. Prima di chiudere questo articolo, siamo andate a cliccare il banner della collezione Simone Rocha sul sito di H&M. Il banner è stato disconnesso. La collezione è esaurita. Ma noi continuiamo a sperare che le parole di Armani, prima o poi, vengano messe in atto davvero.

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