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Lettera aperta

Presidente, pensi ad un passo indietro oggi per poi farne due avanti

Lettera aperta a Giuseppe Conte: sia Lei a guidare, d’intesa con Sergio Mattarella, la stabilizzazione del governo. Tempi duri incombono sul Paese.

Presidente, pensi ad un passo indietro oggi per poi farne due avanti

Signor Presidente del Consiglio

 

anche tra i suoi più numerosi detrattori molti ritengono che in questi due anni Lei abbia dimostrato una duttilità e una capacità di affrontare gli slalom più difficili con la professionalità di un politico con una vasta esperienza dietro le spalle. Non c’è dubbio che Lei sia il primo presidente del Consiglio dei ministri post ideologico, e ne ha dato ampia dimostrazione passando con sufficiente disinvoltura da Matteo Salvini a Nicola Zingaretti. Non c’è dubbio che in questi mesi, o meglio dal 31 gennaio 2020 ad oggi, pur fra innumerevoli contorsioni, improvvisazioni, rincorsa a mettere toppe alle tante falle di un piano d’emergenza mai programmato e tanto meno eseguito in modo ordinato, confortato da uno stuolo di improvvisati scienziati (molti dei quali annoverati nella classifica mondiale agli ultimi posti, mentre di alcuni non si sa tuttora che mestiere facessero prima) Lei abbia tuttavia messo in opera un’abile operazione di contenimento di questo misterioso nemico che ancora si aggira tra di noi, il Covid-19, ispirandosi a quello che hanno fatto nei secoli i nostri avi: stare a casa, lavarsi bene le mani, non frequentare nessuno e aspettare che passi. Se avesse evitato alcune esibizioni tv sarebbe stato ancora meglio, e tralasciamo qui il dibattito sulle libertà violate o la legittimità costituzionale dei Suoi dpcm.

 

Tutto ciò fra immagini televisive devastanti, la già debole sanità pubblica al collasso soprattutto in alcune regioni, improvvise conferenze stampa anche notturne giusto per tenere alta la paura nell’opinione pubblica, con l’intento nobile di far prendere consapevolezza agli italiani circa la gravità della situazione. 

 

Con questa fase due, o una e mezza che dir si voglia, apparentemente Lei “concede” a molti italiani di tornare in fabbrica in tempo per toccare con mano gli effetti della devastante crisi economica che il blocco della produzione per due mesi  ha prodotto su un Paese già debole e indebitato ancor prima del fermo totale. Una crisi che si porterà dietro conseguenze pesanti per il futuro di tutti noi e ancor più dei nostri figli e nipoti. Il “rischio Argentina” è dietro l’angolo, lo pensano in molti fra i bene informati, anche se a dirlo sono ancora in pochi. Lo sperano tanti finti amici che aspettano dai vari paesi esteri come avvoltoi di comprarsi a poco prezzo anche le case dove abitiamo. Siamo così di fronte ad una sfida epocale, non solo sul piano della prevenzione e dell’organizzazione sanitaria ma ormai soprattutto su quello economico, una situazione talmente eccezionale che gli stessi numeri certificano senza riuscire ad esprimere il dramma sociale che ne è alla base. Noi crediamo che non Le basterà scaricare sulle banche la responsabilità dei soldi che non arrivano alle imprese o sulla burocrazia i mille nuovi lacci e laccetti che, dall’autocertificazione al decreto cosiddetto liquidità, hanno fatto ridere gli italiani più al sicuro di altri nelle proprie case e fatto indignare tutti gli altri. E crediamo anche che la durezza di Carlo Bonomi, successore di Vincenzo Boccia alla guida della Confindustria, non sia un fatto tattico per guadagnare posizioni contrattuali ma un dato non trattabile proprio alla luce della lotta per la sopravvivenza che le imprese ora devono ingaggiare. E non può fare sconti a nessuno, tanto meno a Lei.

 

Signor Presidente, Lei è poi ben consapevole che la Sua maggioranza è attualmente fragile, contraddittoria, e mai digerita del tutto dagli stessi che pure erano stati costretti a vararla, Di Maio e Zingaretti in primis. A questo punto Lei personalmente si trova di fronte ad un bivio e tra pochissime settimane sarà costretto a fare la Sua scelta, per di più in un quadro europeo dove ormai gli “amici” sono sempre di meno e, più in generale,  in un quadro internazionale dove nessuno sa più qual è la collocazione reale del nostro Paese, tra spinte cinesi, russe e residue difese atlantiche. Qual è il bivio? Lei può tentare di rimanere, caparbiamente e andreottianamente, incollato alla poltrona ormai scomoda di primo ministro di una maggioranza sempre più traballante e rischia di assumere su di Sè, solo su di Sè, la responsabilità di non essere in grado di fronteggiare la protesta che salirà da un popolo sempre più sofferente. Oppure, ed è questo il nostro invito, mettersi Lei stesso a capo di una fase di superamento dell’attuale quadro politico, ritagliandosi così un ruolo da protagonista nel futuro che verrà.

 

Il Pd è in sofferenza, molto in sofferenza. Le critiche certo non mancano, sia privatamente sia pubblicamente. E Lei sa bene che se anche un abile negoziatore e difensore del suo governo come Dario Franceschini nelle ultime settimane si è trovato in enorme difficoltà a difendere le Sue tesi vuol dire che ci stiamo avvicinando ad un punto di non ritorno. E del resto, sull’altro fronte della sua maggioranza lo stesso Di Maio non fa i salti di gioia per il Suo protagonismo e pur avendo assoluto desiderio di continuare a vestire i panni istituzionali di ministro, andare negli aeroporti ad accogliere fantomatici aiuti dall’estero e mostrarsi molto occupato su Facebook, se può darLe una spintarella fuori da palazzo Chigi non gli dispiace di certo, mentre la situazione interna dei 5Stelle si va articolando sempre di più tra ortodossi ultra e governisti che vogliono rimanere al potere e arrivare a tutti i costi a fine legislatura. E tutto ciò mentre anche nell’opposizione c’è molto fermento: Salvini e Meloni si rincorrono ogni giorno su posizioni sempre più marcatamente antieuropee  e populiste e Forza Italia che ritrova un Berlusconi manovriero sempre più distante dallo schieramento che pur continua a vantarsi di avere creato. Come sanno benissimo i suoi stretti collaboratori, il proprietario di Mediaset non ne può più di Salvini e Meloni, ha rimesso in pista l’ottantacinquenne Gianni Letta e valuta con più attenzione le inquietudini di Giancarlo Giorgetti. 

 

Ma in particolare ci permettiamo di richiamare la Sua attenzione su due aspetti fondamentali, che probabilmente i Suoi collaboratori non le evidenziano abbastanza perchè alcuni di essi non hanno reale dimestichezza con talune regole senza tempo della politica: la prima circostanza è che l’Europa, se Lei resta a Palazzo Chigi, fra Mes, spread, e tensioni finanziarie (spontanee o spintanee di vari ambienti) può essere tra le concause di un autunno italiano caldissimo che soffierà sul malcontento popolare da un lato e sulla preoccupazione degli investitori dall’altro. Con tutto il rispetto per Lei e con tutto che il presidente Trump una volta l’ha trattata con particolare confidenza chiamandoLa Giuseppi, Lei non è riuscito in Europa a guadagnare quell’autorevolezza che serve nelle circostanze più difficili e soprattutto non è riuscito a stabilire un rapporto personale, cosa sempre fondamentale nelle relazioni internazionali, nè con Angela Merkel nè con Emanuel Macron ed in Europa ciò pesa molto al di là degli stessi intendimenti dei protagonisti. Questo è un problema serio per l’Italia ed è un problema che Lei responsabilmente si deve porre. 

 

Il secondo aspetto è più propriamente di politica interna, con riferimento ai futuri assetti politico-istituzionali del nostro Paese: lo capisce anche un grillino che oggi Forza Italia pur dichiarandosi responsabile nei confronti del Paese non può nè entrare nel Suo governo, nè darLe alcun tipo di appoggio. E pur tuttavia il Pd sulle cui spalle finirà col ricadere la maggior parte della responsabilità nel bene e nel male ha tutto l’interesse a far evolvere l’attuale quadro politico sottraendo al centrodestra un pezzo comunque importante se non decisivo per garantire una futura maggioranza più larga. 

 

Ecco perchè, consapevole di tutte queste dinamiche, anzichè farsi tentare dal dar vita ad un nuovo partitello che durerebbe dalla sera alla mattina come fu per Mario Monti, Lei dovrebbe mettersi a capo di questo processo politico facendo un atto di generosità nei confronti del Paese e ovviamente prevedendo per Sè un ruolo importante in un prossimo possibile governo, la cui gestazione andrebbe preparata con cura e riservatezza e realizzata d’intesa con Sergio Mattarella dal venerdì alla domenica. Tanto chiede la situazione del Paese, e se Lei ha anche la fortuna che la riapertura si consumi senza inasprimenti del virus come tutti si augurano, ha il dovere di non fare un’altra sessione tv di autoelogio ma di promuovere e coguidare il processo di rafforzamento del governo.

 

E poco importa se a quel punto un pezzetto dei Cinque Stelle andrà per la sua strada con Di Battista, i più resteranno con Lei se non altro per l’esigenza di arrivare al 2023. Tenga presente che il Movimento Cinque Stelle è tuttora il primo partito in Parlamento ma non lo è più nel Paese, e quindi di fronte alle inevitabili tensioni sociali si porrà un problema di legittimità del Suo attuale governo. Si ricordi anche che l’operazione  che noi La invitiamo a guidare, se condotta con intelligenza davvero morotea, spalancherà le porte a chi saprà tessere meglio la tela anche e soprattutto per il nuovo inquilino del Quirinale, che a quel punto sarà espressione di un largo fronte politico che vedrà come protagonisti i grillini, il Pd, Renzi, L’Europa e anche Forza Italia, che sarà così acquisita definitivamente ad un’alleanza politica stabile e duratura di centro sinistra moderno. Centro sinistra col trattino, e se non sa perchè ci vuole il trattino lo chieda al capo delegazione del Pd al governo, Dario Franceschini, oppure a Luigi Zanda o ad Andrea Orlando, Massimo D’Alema o Walter Veltroni, visto che non può chiederlo direttamente a Francesco Cossiga.

 

Come vede, Lei ha una responsabilità di gran lunga maggiore di quella che oggi ricopre. Su di Lei,  personalmente su di Lei, ricadrà la responsabilità di poter con lungimiranza e generosità guidare un processo politico teso alla stabilizzazione del Paese. E naturalmente, in questo quadro, nessuno ma proprio nessuno potrebbe porre un pregiudiziale no neppure ad una sua, a quel punto più credibile, ambizione al Colle più alto.

 

La preghiamo dunque di lasciare per un pò l’affannosa cronaca di questi giorni, di non farsi intrappolare dalle sue task force e dagli annunci tv di nuovi magnifici e progressivi decreti e dpcm che poi, se va bene, produrranno qualche labile effetto un mese e mezzo dopo. Faccia invece un passo indietro per poi farne due avanti, come nella migliore tradizione dei vari leaders del cattolicesimo democratico cui Lei dice di ispirarsi. Si ricordi che neppure De Gasperi, Moro, Fanfani o Andreotti avrebbero nemmeno lontanamente pensato che in una situazione così straordinaria ed eccezionale si potesse governare senza un largo consenso parlamentare o, peggio, contro la metà del Paese che si riconosce nell’opposizione. 

 

Noi non crediamo che Lei abbocchi alle sirene di Eugenio Scalfari, che La paragona ad un incrocio tra il Conte di Cavour e Papa Francesco, perchè in questo caso sarebbe davvero difficile per Lei uscire dalla precarietà. Ma le crisi peggiori, come diceva l’uomo di Stato a cui Lei stesso ha detto di ispirarsi e cioè Winston Churchill, sono quelle che si sprecano. Lei, per favore, non sprechi la Sua vera occasione.

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